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I RAGAZZI DEL COMPUTER (THE WIZ KIDS)

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È stata la decade, quella degli anni 80, dove molti di noi per la prima volta avevano a che fare con un computer.

Per questo sia al cinema che in tv, i computer diventano protagonisti assoluti, insieme a giovani programmatori.

I ragazzi del computer, in Italia conosciuto anche come 4 ragazzi X 1 computer in soli 18 episodi riprende il filone lanciato dal film Wargames – giochi di guerra del 1983.

La serie fu creata da Philip DeGuere Jr., ideatore anche di Simon & Simon e produttore esecutivo di Max Headroom e Ai confini della realtà.

Protagonista un ragazzino nerd, genio ed introverso, dal quale deriva il titolo originale “Whiz Kid” ovvero mago del computer, supportato da amici coetanei che dispongono di varie abilità.

Nel telefilm vengono inseriti cyber-criminali che devono essere sconfitti dai ragazzini “hacker” insieme a un giornalista e un poliziotto, totalmente ignoranti in tecnologia.

La serie è un classico giallo a puntate in versione teenager, con un computer pensante che viene utilizzato dal protagonista Richie Adler (interpretato da Matthew Laborteaux) per fare qualsiasi cosa.

Il computer (Ralf) è il risultato dell’assemblaggio che Richie ha realizzato con alcuni pezzi obsoleti forniti dal padre, un ingegnere delle telecomunicazioni.

Rivedere oggi il telefilm è un vero tuffo nella storia della tecnologia degli anni 80 e la stanza del protagonista è la versione low cost di quella di David Lightman in Wargames.

Troverete diversi computer della decade ottanta, dal Gavilan Commuter (un computer portatile) del giornalista, diversi Apple II e Apple IIe, TRS-80, il Commodore 64, il Commodore PET, il Sinclair ZX-81 e il giocattolo Hero 1, prodotto dalla Heathkit.

Un po’ strano vedere nel telefilm che il modem fosse molto performante, quando invece nel 1984 la velocità fosse tra i 1200 ed i 2400 baud. È la serie che da il via a tutte le serie televisive con protagonista un nerd, ma ai tempi non fu capita e lo scarso successo fece terminare la serie alla prima stagione.

Nulla di particolarmente memorabile sia chiaro, ma vale la pena riguardarlo come documentario sugli scenari e le mode Americane di quei tempi.

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