C’era una volta il Natale degli Anni Ottanta.
Volendo, potremmo iniziare così, come se si trattasse di una sorta di favola post-moderna, questo scritto riguardante uno dei periodi dell’anno più attesi nel decennio più bello che l’umanità ricordi. Già, perché se il Natale è diventato la festa-pop per eccellenza, lo si deve anche e soprattutto all’era dell’edonismo più sfrenato. I nostri Anni Ottanta.
Quando il mondo era una nuvola colorata che quasi mai minacciava pioggia e in cui ci si divideva fra i sostenitori dei Duran e quelli degli Spandau. Altro che Reagan e Gorbaciov. Immaginateli pure quei giorni natalizi degli 80s: da Milano a Roma, da Firenze a Napoli, spontaneità e vecchie tradizioni (alcune di esse oramai perdute, purtroppo) illuminavano le strade delle città italiane ancor più delle luci e degli addobbi.
Sì, insomma, a quei tempi l’albero veniva decorato – categoricamente – l’8 dicembre, insieme alle decorazioni che adornavano tutte le case del belpaese ed al presepe. Il caro vecchio presepe. Non c’erano ancora gli alberi iperpatinati e glamour di questi anni Venti, ma solo le famose lucine di Natale che tradizionalmente si aggrovigliavano e per le quali occorrevano ore (e pazienza) per riuscire a sbrogliarle.
E il cenone della Vigilia? Beh, più che delle foto da esibire sui Social, ci si accontentava di una tovaglia rossa e di un candelabro d’argento (rispolverato per l’occasione, naturalmente). Allo scoccare della mezzanotte ci si scambiava i regali con i propri cari, mentre ai più piccoli poteva capitare d’imbattersi in un Babbo Natale improvvisato (compito che spettava, spesso, ai padri o agli zii). Il Natale Anni Ottanta era diverso perché era diverso il mondo e gli occhi con cui guardarlo.
Oggi non ci si stupisce più per nulla. All’epoca, invece, tutto era ancora da scrivere (e da descrivere al ritorno a scuola). Quell’atmosfera, quegli odori, quei sapori, non ci sono più. Sono stati schiacciati dal grigiore ancestrale dei Duemila e della vita che si svolge al di là di uno schermo. A quei tempi, durante il pranzo di Natale, guardavi gli spot di Columbro alla tv e sorridevi. Eri felice… e lo sapevi. Sembra quasi pleonastico raccontarlo, ma è la nostra storia.
La storia di tutti quelli che un po’ rimpiangono quel calore familiare e quegli attimi così sereni e spensierati. E menomale che il tempo, a tratti, lo si può ripercorrere pure all’indietro. La nostalgia, a volte, è decisamente terapeutica.