32 dicembre è un film a episodi del 1988 diretto e interpretato da Luciano De Crescenzo, ispirato al volume Oi dialogoi dello stesso filosofo, scrittore, regista e attore partenopeo.
Una delle più note scene del lungometraggio è relativa all’episodio I penultimi fuochi, che vede lo squattrinato Alfonso Caputo (Vincenzo “Enzo” Cannavale) intento nella ricerca di qualcuno che gli presti centomila lire per poter comprare i fuochi artificiali per il Capodanno, in modo da accontentare i suoi giovani figli: dopo una serie di rifiuti, ripiega su suo fratello (interpretato da Tommaso Bianco), il quale è disponibile addirittura a regalargli tale importo ma a patto che egli si sottoponga per l’ennesima volta alla “mezz’ora”, vale a dire farsi umiliare dinanzi ad amici, parenti e conoscenti, riconoscendo d’essere “un imbecille” per via di atti e decisioni poco accorti dei quali resosi precedentemente protagonista.
In tale ultima occasione, però, Alfonso se ne va dopo aver riconosciuto per ben due volte d’essere un imbecille, senza neppure ritirare la banconota da centomila lire che il fratello aveva depositato sul tavolo: ciò che pare un impeto d’orgoglio consiste, a ben guardare, in una prova della sua imbecillità.
Infatti, l’umiliazione aveva già avuto luogo, dunque sarebbe bastato riconoscersi per un’ultima volta quale imbecille per potersi impossessare della tanto desiderata somma: invece, lasciando la riunione egli si è visto umiliato comunque, ma senza alcun risultato.
In sostanza, questa scena consiste in un invito di De Crescenzo a non limitarci a ragionare superficialmente, bensì in profondità: andandosene a un solo insulto dall’agognato obiettivo, Alfonso Caputo non ha dimostrato orgoglio, bensì d’essere poco sveglio, poiché se avesse effettivamente avuto orgoglio non si sarebbe affatto presentato a casa del fratello.