Aggiornamento del 23/01/2018
Il film è candidato agli oscar come Miglior film, miglior attore protagonista (il ventiduenne Timothée Chalamet), miglior sceneggiatura non originale (adattata da James Ivory) e miglior canzone originale (Sufjan Stevens – Mistery of love).
Senza contare che il film è in corsa anche per 4 Bafta – Miglior film, Miglior attore protagonista (Timothée Chalamet), Miglior sceneggiatura non originale (James Ivory) e Miglior regia – gli Oscar britannici che saranno assegnati il 18 febbraio a Londra. Chalamet è anche in corsa per il premio di Miglior stella emergente, unica categoria votata dal pubblico.
Gli anni 80 tornano protagonisti sul grande schermo. E non si tratta della solita commediola nostalgica che scorre veloce al ritmo delle hit dell’epoca: stavolta siamo nel cinema osannato dalla critica e tenuto d’occhio dalle giurie dei festival internazionali.
Dopo aver conquistato il mercato Usa, infatti, “Chiamami col tuo nome” (“Call me by your name”) approda finalmente nelle nostre sale.
Il film di Luca Guadagnino – che Warner Bros distribuisce in Italia dal 25 gennaio – non ha centrato la corsa alla lunga notte dei Golden Globe, ma potrebbe essere la sorpresa degli Oscar 2018 (incrociare le dita please, l’annuncio della candidature sarà il 23 gennaio).
La pellicola, ambientata nell’estate 1983, racconta le vacanze del 17enne Elio (Timothée Chalamet) nella villa di famiglia e la tensione omoerotica tra lui e Oliver (Armie Hammer), studente americano di 24 anni arrivato nel nostro Paese per lavorare alla sua tesi di laurea.
Conviene alzare il volume del walkman, perché la colonna sonora omaggia il nostro decennio preferito e contempla canzoni di Franco Battiato (“Radio Varsavia”), The Psychedelic Furs (“Love my way”), Ryuichi Sakamoto (“M.A.Y. in the Backyard”), Loredana Berté (“J’adore Venise”), Bandolero (“Paris Latino”), Giorgio Moroder con Joe Esposito (“Lady lady lady”) e F.R. David (“Words”).
Direttamente da Sanremo 83 rispunta persino “È la vita” di Marco Armani…
Già nel trailer, l’ambientazione squisitamente padana (riprese nella provincia di Cremona) e lo sguardo del narratore rievocano atmosfere care a Bernardo Bertolucci (specialmente “La luna” del 1979).
Non deve dunque sorprendere che nel curriculum di Guadagnino brilli il docufilm “Bertolucci on Bertolucci” (2013).
«C’è qualcosa di biografico in questa storia d’amore?», ha chiesto “Repubblica” al più outsider tra i registi del nostro cinema (che non teme di citare i Vanzina). «Bandolero e le canzoni della mia adolescenza», è stata la risposta illuminata.
Guadagnino for president!