Il cinema italiano anni 70 è stato particolarmente generoso di nudi, ma il genere soft-core resta indelebilmente legato al nostro decennio preferito.
C’era il pubblico delle luci rosse (sempre meno avvezzo ad entrare in sala dopo il boom delle videocassette) e c’era chi preferiva il “vedo non vedo”.
Il sesso più artistico e patinato, insomma.
Beata indecenza!
Ad accendere i pruriti è soprattutto “La chiave” (1983).
Tinto Brass sveste la burrosa Stefania Sandrelli, inaugurando un filone che i produttori italici spolperanno – fino ad esaurimento – nel giro di un decennio. Il regista veneziano non demorde e tiene alta la reputazione del genere con “Miranda” (1985) e “Capriccio” (1987).
Joe D’Amato (al secolo Aristide Massaccesi) intanto lo rincorre centrando il trittco “L’ alcova”, “Il piacere” e “Lussuria” tra l’85 e l’86.
Il termometro del successo del porno soft sono giornaletti come “Blitz” o “Gin Fizz”, ma anche il mensile “Ciak” non disdegna articoli e foto dedicati alle nuove dive Serena Grandi (dopo “Miranda” nudissima pure ne “La signora della notte” e in “Desiderando Giulia”) o Florence Guérin (“Profumo”, “La bonne”).
La lista delle pellicole soft-core si allunga stagione dopo stagione, ringalluzzita dal successo di “9 settimane e ½” (1986) e dalla riedizione di “Ultimo tango a Parigi” che, libero da ogni censura, nel 1987 torna al cinema e l’anno dopo passa su Canale 5.
Se stuzzico le mie memorie di adolescente degli anni Ottanta, a galla tornano la Sandrelli che ci riprova con “Una donna allo specchio”; Lilli Carati musa di D’Amato prima del drammatico salto nell’hard; Monica Guerritore spogliata da Gabriele Lavia (“Scandalosa Gilda” e “Sensi”); ancora la Guerritore che si concede all’obbiettivo di Salvatore Samperi nel morboso “Fotografando Patrizia”; la Guérin ne “La bonne” di Samperi , a mio avviso uno dei titoli più intriganti (pare dovesse essere ancora più spinto, maledetta commissione di censura!).
Persino un maestro come Mauro Bolognini manda in soffitta ogni pruderie con “La venexiana” (1985) e arruola sia Laura Antonelli sia la Guerritore…
Idem per Giuseppe Patroni Griffi con “La gabbia” (1985), sempre con la Antonelli (qui riuscii a infilarmi in sala nonostante il V.M.18, mentre con “Miranda” non ci fu niente da fare).
D’Amato invece vede “9 settimane e ½” e lo rifà con “Eleven days, eleven nights – 11 giorni, 11 notti” (1986).
Ma il film-evento risale al 1987 e in realtà è un giallo realizzato da Lamberto Bava.
Con “Le foto di Gioia” il regista spoglia in un colpo solo Serena Grandi e Sabrina Salerno in piena carriera italo disco.
E qui sono fuochi d’artificio!
Servirebbe un libro per elencare titoli e volti del soft-core all’italiana.
Facciamo così: quali pellicole e quali attrici della vostra adolescenza ho scordato?
In un decennio che vide il prepotente ritorno delle “maggiorate”, per me vince comunque la bellezza esile e “normale” di Florence Guérin 😛 e pur trovandosi in realtà a cavallo tra i 70 e gli 80 (quindi forse un po’ fuori contesto in questa classifica), a me piaceva tanto anche Janet Agren …
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