Come sempre nella vita, anche degli anni ’80, ci si ricorda soprattutto delle cose belle: la musica, i Duran Duran, Star Wars, il Postalmarket eccetera.
Però, si sa, le cose brutte ci sono sempre e anche quegli anni “spensierati” hanno avuto dei momenti negativi. A ben vedere, la lista è anzi lunga e intensa, con episodi talmente carichi di tensione che, se le cose non fossero andate per il verso giusto, oggi scriveremmo tutt’altro. Pensate al disastro di Chernobyl, alle proteste in piazza Tiananmen, alla disgregazione del monolita sovietico… insomma una serie di eventi che la storia ha annotato, e di cui bene o male sappiamo come sono andati a finire.
C’è pero un episodio che non viene riportato adeguatamente, o comunque non gli viene attribuita l’importanza storica che merita. L’evento in questione è la scongiura del terzo conflitto mondiale avvenuta il 26 settembre 1983 ad opera di Stanislav Petrov, ufficiale russo.
Non lo sapevate? Beh, nonostante siano passati oltre 30 anni lo sanno in pochi. Nel 1983, come ricorderete, si era in piena escalation nucleare e le due superpotenze, USA e URRS, cercavano di prevalere in termini di chi ce aveva più grosso (l’arsenale). Erano gli anni in cui i Genesis cantavano “Land of Confusion” e Sting “Russians”, ma a parte quello non ricordo molto altro, anche perché la mia piccola testolina stava pensando a giocattoli, cartoni e compagnia. Però se non sbaglio mi sembra di ricordare che ogni volta che sentivo parlare di “guerra fredda” andavo fuori a vedere com’era il tempo. Mah…
Ma torniamo a quel 26 Settembre 1983. L’ufficiale russo Stanislav Petrov si trova nel Centro di Allerta Precoce sovietico (da dove si coordinava la difesa aerospaziale russa) a controllare che tutto fili liscio. Tutto va per il meglio fino alle 12.14.
A quel punto scattano tutti gli allarmi e sul monitor appare la scritta “attacco di missile nucleare imminente”. Secondo il sistema, gli Stati Uniti avevano sferrato un’attacco verso la Russia lanciando un missile da una delle basi americane (1). E la situazione si evolve in maniera ancor più drammatica: nel giro di pochi minuti sullo schermo appaiono 5 allarmi relativi a 5 diversi attacchi.
Il nostro Stanislav cosa fa? Semplice: sta leggendo Postalmarket e cerca la sezione dedicata alle bare… no, scusate. Mentre gli altri sono in fibrillazione, lui mantiene la calma e analizza i dati per capire se ci sia effettivamente un attacco oppure solo un errore del sistema informatico. Ragiona se abbia senso che un attacco degli Stati Uniti verso l’URSS si concretizzi in “soli” 5 missilini (se solo avesse saputo che li aveva progettati McGyver…) invece che in un massiccio attacco su vasta scala. Decide che si deve trattare di un errore, non avvisa i suoi superiori e segnala un malfunzionamento del sistema.
Intanto, stando ai monitor, l’artiglieria è in viaggio. Considerando che il tempo di volo di un missile balistico intercontinentale dagli Stati Uniti è di 20 minuti, sono tutti lì a contare i secondi. E quando ormai l’impatto è imminente… gli allarmi si spengono e tutto torna alla normalità. Morale: visto che a nessuno fa piacere sparare qualche missile nucleare per sbaglio, Stanislav è l’eroe della giornata.
E qui arriva la parte peggiore, purtroppo tipicamente sovietica: dopo i grandi elogi e promesse iniziali, i suoi superiori pensano bene di declassarlo in quanto non ha rispettato il protocollo. Il buon Stanislav da eroe e salvatore viene pian piano accantonato e con lui anche tutta la vicenda (un computer della grande madre Russia che sbaglia? Ma scherziamo?!?).
Per fortuna la storia venne fuori nel 1998, quando il suo comandante in capo Yury Votintsev, presente quella sera, rivelò l’accaduto in un libro di memorie che finì nelle mani del Presidente dell’organizzazione per la pace “Associazione di cittadini del Mondo” (Douglas Mattern).
A quel punto la storia prende la piega giusta, e il nostro eroe si prende una bella rivincita su tutti quelli che gli erano andati contro… ehm, non proprio. Infatti dopo aver essere stato messo in pensione anticipata (un sogno per l’italiano medio, ma un’umiliazione per un militare sovietico), è vissuto in miseria e dimenticato da tutti. Anche una volta guadagnata la popolarità che meritava, con relativi premi, ha donato tutto alla sua famiglia e ancora oggi vive nella periferia moscovita con una piccola pensione di circa 200 euro al mese. Una modestia che peraltro è perfettamente in linea con il personaggio.
Nonostante sia stato lodato (anche se mai a sufficienza), noi de “Gli anni 80” vogliamo nel nostro piccolo ringraziarlo per aver preso una decisione dettata dal buonsenso e non dalla agitazione. Una decisione che ha probabilmente evitato guai tremendi. E anche se è vero che eri “solo” la persona giusta, nel luogo e nel momento giusto”, caro Stanislav, noi vogliamo davvero dirti